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Storia dell'industria farmaceutica svizzera

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Introduzione

Il mondo si è affidato all'industria farmaceutica per trovare una via d'uscita dalla più grande pandemia degli ultimi cento anni. Nell'ultimo secolo, la Svizzera è diventata un polo farmaceutico internazionale. Questa è la storia di come la produzione di medicinali ha contribuito a trasformare un piccolo Paese montuoso in un gigante dell'industria farmaceutica e come le sue aziende hanno reagito di fronte a una delle maggiori crisi sanitarie.


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Dal Reno al mondo

All'inizio c'erano le tinozze contenenti tinture. L'industria farmaceutica svizzera ha origine dal settore dei coloranti. Quest'ultimo riforniva il fiorente commercio della seta e dei tessuti in Europa.

Alla fine del XIX secolo, la Gesellschaft für Chemische Industrie in Basel (conosciuta più tardi con il nome di Ciba), Geigy (J.R. Geigy) e Kern & Sandoz (poi Sandoz) erano nomi molto noti a Basilea. Oggi, è sopravvissuto solo il nome Sandoz (divisione di Novartis). Tutti gli altri sono confluiti nel colosso farmaceutico Novartis.

Nel 1896, F. Hoffmann-La Roche & Co (conosciuta oggi come Roche) ha iniziato a impiegare il sapere acquisito con l'industria chimica per lo sviluppo di farmaci. È stata la prima azienda a Basilea che ha puntato esclusivamente sui prodotti farmaceutici.

Foto: Lo stabilimento di Geigy, a Grenzach (Germania), nel 1924. (Novartis SA)
 

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Basilea presentava una serie di vantaggi: aveva un'ottima rete viaria, confinava con Francia e Germania e, grazie all'industria dei coloranti, era già un punto di riferimento nel settore tessile e dei nastri di seta nella regione dell'Alto Reno. Il Reno forniva l'acqua necessaria alle fabbriche e il fiume veniva usato come discarica per i coloranti tossici.

Inoltre, fino al 1907 i brevetti sui processi chimici non erano ancora protetti in Svizzera e ciò permetteva alle aziende di Basilea di fabbricare prodotti stranieri senza problemi.

Foto: La prima fabbrica dell'azienda Kern & Sandoz a St. Johann, intorno al 1890. (Novartis SA)






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Le compagnie da cui è nata Novartis hanno iniziato a commerciare materie prime, sviluppare coloranti sintetici e creare etichette colorate per i beni di consumo.

In Europa erano gli anni d'oro della cromolitografia e Ciba, Geigy e Sandoz erano tre aziende all'avanguardia. Fino al 1930, i pacchetti di coloranti provenienti da Basilea inondavano il mercato asiatico.

Foto: Stampe di blu di anilina conservate in un registro d'ispezione di una fabbrica. (Novartis SA)

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Illustrazione: Un'etichetta dell'azienda Geigy per il mercato di Hong Kong. Tipografia di François Appel, Parigi. Appel ha lavorato per le maggiori aziende europee dal 1875 al 1890. (Novartis SA)
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Alla fine del XIX secolo, le aziende di Basilea hanno scoperto che una parte del sapere acquisito con la produzione di coloranti poteva essere impiegata nello sviluppo di farmaci.

L'industria chimica faceva la sua entrata nel mondo farmaceutico, anche se in maniera assai titubante. Le vendite andavano però a gonfie vele.

Nel 1914, solo il 10% del fatturato di Sandoz derivava dai prodotti farmaceutici. Nel 1952, la vendita di farmaci generava le entrate principali dell'azienda.

Foto: Sandoz negli anni Trenta. (Novartis SA)


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A Basilea, nel corso degli anni varie aziende sono state vendute, comperate e accorpate. La fusione tra Ciba e Geigy - prima feroci concorrenti - colse molti di sorpresa a causa delle culture aziendali molto diverse. Anni dopo la fusione, il personale provava ancora un senso di lealtà nei confronti delle ex Ciba o Geigy.

Nel 1996, l'unione tra Sandoz e Ciba-Geigy è stata la più grande fusione a Basilea e ha dato vita al colosso Novartis. Ancora oggi è considerata una delle più grandi fusioni aziendali in Svizzera. Il nome Novartis si ispira alle parole latine novae artes, che significano "nuove arti o competenze".

Molte altre multinazionali svizzere, come Syngenta e Clariant, hanno avuto origine dall'industria chimica basilese.

CRONOLOGIA
1758  Geigy
1873  Gesellschaft für Chemische Industrie (Ciba nel 1945)
1886  Kern & Sandoz (Sandoz nel 1939)
1896  Roche
1970  Fusione di Ciba & Geigy
1996  Novartis

Foto: (Keystone)





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Foto: Bozza del logo del nuovo gruppo Novartis, 1996.

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Novartis è nata da varie fusioni aziendali. Roche, invece, non ha mai cambiato nome da quando si è lanciata nella produzione farmaceutica.

Roche è stata fondata il 1° ottobre 1896 da Fritz Hoffmann-La Roche quando aveva solo 28 anni. Alla sua morte, avvenuta nel 1920, il futuro dell'azienda era piuttosto incerto. L'anno prima, a causa delle cattive prospettive finanziarie l'aveva trasformata in una società per azioni.

La famiglia fondatrice ha acquisito la maggioranza dell'azienda. Circa 125 anni dopo, gli eredi del fondatore detengono sempre ancora una quota di maggioranza di Roche. Nel 2001, Novartis ha acquistato azioni di Roche dopo alcune trattative per una fusione tra le due aziende che non si è mai concretizzata. Novartis deteneva un terzo delle azioni ed era così il secondo maggior azionista in termini di diritti di voto dopo la famiglia Roche.

Foto: Fritz e Adèle Hoffmann. (F. Hoffmann-La Roche Srl, Basilea)






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La notorietà della Svizzera come centro farmaceutico è dovuta in parte a Novartis e a Roche. Ma la Confederazione ospita anche centinaia di giganti farmaceutici, piccole ditte biotecnologiche, aziende, start-up attive nel settore sanitario e fornitori di servizi provenienti dall'estero.

Nel 1980, il valore aggiunto generato in Svizzera dall'industria farmaceutica è stato dell'uno per cento. Oggi è di circa il 5%. Nel 2020, i prodotti farmaceutici rappresentavano quasi il 45% delle esportazioni elvetiche.

L'Unione europea è il mercato principale per l'industria farmaceutica svizzera (50%), mentre gli Stati Uniti sono il Paese più importante. Negli ultimi 20 anni, l'esportazione negli USA è più che raddoppiata, passando dall'11% al 24%.


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Foto: Veduta aerea del campus e del quartier generale della società biofarmaceutica Genentech, a Sud di San Francisco, California. (alamy.com)
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Grazie agli affari con i coloranti, le aziende basilesi sono riuscite ad affermarsi all'estero. Quando hanno deciso di puntare sui prodotti farmaceutici, l'obiettivo era il mercato internazionale.

Già nel 1912, Roche ha aperto una sede, un cosiddetto "ufficio scientifico", a Yokohama e ha cercato di allacciare i primi contatti con i professori in Giappone. Ciba ha deciso di fare altrettanto, aprendo un ufficio e dei centri di vendita a Osaka.

Nella prima metà del XX secolo, le aziende svizzere hanno creato filiali o succursali all’estero fino ad arrivare in Cina, Giappone, Russia, Argentina e Brasile per abbassare i costi di produzione e di trasporto, eludendo anche le limitazioni d'importazione.

Le aziende si muovevano tra i delicati equilibri geopolitici con l'aiuto della neutralità della Svizzera. Tali equilibri vennero messi a dura prova durante la Seconda guerra mondiale quando le ditte di Basilea firmarono accordi con il regime nazista. Nelle fabbriche di Roche lavorarono addirittura prigionieri di guerra. Allo stesso tempo si permise agli scienziati ebrei impiegati negli uffici di Berlino di trasferirsi altrove, salvandoli dalla persecuzione del Terzo Reich.

Foto: Sede di Ciba a Shanghai, intorno al 1938. (Novartis SA)




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Nel 1919, i membri del consiglio d'amministrazione di varie aziende chimiche di Basilea erano divisi sul futuro del settore farmaceutico elvetico negli Stati Uniti. Da una parte non apprezzavano molto il modo "egoistico" di fare affari negli USA e temevano che i loro segreti venissero carpiti loro dagli americani.

Dall'altra, "l'America è il Paese del futuro", scriveva un membro di un consiglio di amministrazione. "Se ora non cogliamo l'attimo per trasferire la nostra produzione negli Stati Uniti, in alcuni anni saremo completamente tagliati fuori". Un anno dopo, le aziende di Basilea acquistarono una vecchia fabbrica di coloranti a Cincinnati, in Ohio.

Roche aprì un impianto di produzione a Nutley, nel New Jersey, una mossa azzeccata e che si dimostrò particolarmente redditizia durante le due guerre mondiali. Nel 1943, metà del fatturato del gruppo venne generato nella sede di Nutley.

Foto: Fabbrica di Ault & Wiborg Co. Cincinnati, Ohio, acquistata insieme dalle aziende chimiche di Basilea. (Novartis SA)

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Foto: Samuel Koechlin, il primo CEO dopo la fusione tra Ciba e Geigy nel 1970, promosse le teorie di gestione aziendale conosciute negli Stati Uniti. Il suo approccio rivoluzionò le strutture e le gerarchie in Svizzera. (Novartis SA)
Foto: Samuel Koechlin, il primo CEO dopo la fusione tra Ciba e Geigy nel 1970, promosse le teorie di gestione aziendale conosciute negli Stati Uniti. Il suo approccio rivoluzionò le strutture e le gerarchie in Svizzera. (Novartis SA)
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Nel dopoguerra, l'industria farmaceutica svizzera conobbe un importante sviluppo, ma fu anche confrontata con un'agguerrita concorrenza proveniente dagli Stati Uniti.

Mentre le aziende tedesche erano in difficoltà, quelle britanniche e americane riuscirono a recuperare terreno grazie anche alla scoperta della penicillina e di altri antibiotici. Verso la metà del XX secolo, tutto il settore farmaceutico approfittò della cosiddetta "Rivoluzione terapeutica", un'evoluzione che promosse gli investimenti nella ricerca di nuovi farmaci.

Le vendite di farmaci conobbero un'impennata nei due decenni successivi alla Seconda guerra mondiale e le aziende di Basilea rafforzarono la loro posizione a livello internazionale.









Foto: Samuel Koechlin, il primo CEO dopo la fusione tra Ciba e Geigy nel 1970, promosse le teorie di gestione aziendale conosciute negli Stati Uniti. Il suo approccio rivoluzionò le strutture e le gerarchie in Svizzera. (Novartis SA)
Foto: Samuel Koechlin, il primo CEO dopo la fusione tra Ciba e Geigy nel 1970, promosse le teorie di gestione aziendale conosciute negli Stati Uniti. Il suo approccio rivoluzionò le strutture e le gerarchie in Svizzera. (Novartis SA)
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A caccia di talenti

Inizialmente, l'industria chimica svizzera creava prodotti per le masse. Le fabbriche offrivano molti posti di lavoro ben pagati, ma pericolosi e pesanti. Quando le aziende basilesi hanno iniziato a puntare sulla produzione di farmaci, i dipendenti lavoravano in laboratorio e avevano il compito di impacchettare pillole. Non dovevano quindi più pulire le tinozze di colorante. Inoltre, le aziende che riuscivano a mettere sotto contratto uno scienziato accrescevano il proprio prestigio, la considerazione da parte della clientela e le entrate.

Nel 1937, circa 4'300 lavoratori erano impiegati nel settore chimico e farmaceutico basilese. Nel 2018, l'industria delle scienze della vita dava lavoro a quasi 32'000 persone.

Foto: Laboratorio di parassitologia presso l'Istituto di ricerca di Sandoz in Austria. (Novartis SA)


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Foto: Sandoz, Basilea. Operai in un'azienda di coloranti puliscono il filtro di una pressa, 1950. (Novartis SA)
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Il passaggio verso l'industria farmaceutica creò varie opportunità professionali per le donne. Con lo sviluppo di prodotti farmaceutici e la necessità di una gestione interna, le donne vennero assunte come segretarie o per attività d'imballaggio.

Nel 1954, dei 101 titoli professionali presso Ciba, quattro erano classificati come "chiaramente femminili". Stando a un sondaggio condotto dall'azienda, tra le collaboratrici c'erano impiegate di fatturazione, impiegate per le questioni sociali, segretarie e addette alle pulizie.

L'indagine interna rivelò che l'89,6% del personale erano uomini, le donne erano il 10,4%. Oggi, le donne sono il 45% della forza lavoro presso Novartis.  

Foto: Il tetto della fabbrica di imballaggio di Sandoz, Basilea, 1959. (Novartis SA)















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Foto: (Courtesy F. Hoffmann-LaRoche Srl, Basilea)
Foto: (Courtesy F. Hoffmann-LaRoche Srl, Basilea)
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Alcune donne riuscirono a fare carriera nei laboratori e nei consigli di amministrazione delle ditte farmaceutiche. La prima direttrice fu Alice Keller. Nata a Basilea, studiò economia politica all'Università di Basilea, conseguendo il dottorato nel 1922. Dopo aver lavorato un anno nella città sul Reno, accettò il trasferimento in una filiale di Roche a Tokio.

All'inizio era una "specie di assistente di fiducia", scrive Roche: era responsabile della corrispondenza, della revisione di documenti e si occupava della contabilità. Alla fine, divenne direttrice, funzione che esercitò fino al 1939.








Foto: (Courtesy F. Hoffmann-LaRoche Srl, Basilea)
Foto: (Courtesy F. Hoffmann-LaRoche Srl, Basilea)
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Il rapporto con le istituzioni accademiche, in maniera particolare con il Politecnico federale di Zurigo (ETH), è stato sicuramente una chiave del successo dell'industria farmaceutica.

I migliori scienziati venivano trattati come dei re, uno status che rafforzava le rigide strutture all'interno delle aziende.

Molti dirigenti facevano parte dell'élite sociale ed economica di Basilea, chiamata "Daig" nella regione, ed erano molto orgogliosi di aver collezionato numerosi premi Nobel con le loro aziende.
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Foto: Interno dell'edificio di Hoffmann-la Roche, nel 1928. (Per gentile concessione di Hoffmann-La Roche)
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Le aziende farmaceutiche godono ancora oggi di un'alta considerazione a Basilea. I loro CEO sono i meglio pagati in Europa.

Il profilo del tipico impiegato nell'industria farmaceutica è cambiato con la globalizzazione. Oggi, il personale operaio e dirigenziale non è più originario di Basilea, bensì è per lo più straniero. Nelle aziende si parla più spesso inglese che svizzero tedesco. È così anche in alcuni quartieri della città.

Foto: La Torre Roche è il grattacielo più alto della Svizzera. Nel 2022 verrà affiancato da un'altra torre, ancora più alta. (Keystone)



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Foto: La costruzione realizzata dall'architetto Frank Gehry, Campus di Novartis. (Novartis SA)








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Gli scandali

Negli anni Settanta e Ottanta, alcuni incidenti devastanti e una serie di scandali hanno scosso l'opinione pubblica in Svizzera e nel mondo. Dopo l'incidente chimico in una fabbrica di proprietà di una filiale di Roche a Seveso, in Italia, nel 1976, e l'incendio nella fabbrica di Sandoz a Schweizerhalle, in Svizzera, nel 1986, vennero definite le misure di sicurezza e protezione ambientale che hanno fatto da modello per tutta l'industria farmaceutica.

Questi incidenti hanno suscitato l'indignazione dell'opinione pubblica che ha accusato le aziende di non aver reagito in maniera tempestiva e adeguata e di non volersi assumere le proprie responsabilità.

In seguito, altre catastrofi e scandali hanno scosso l'opinione pubblica, ad esempio il boicottaggio del latte in polvere di Nestlé, la tragedia di Bhopal, in India, dovuta alla fuoriuscita di gas tossico, e il disastro nucleare di Chernobyl. La gente ha iniziato a mettere in discussione le pratiche e il potere delle grandi multinazionali.

Foto: 10 luglio 1976, esplosione di un reattore chimico nell'impianto di Seveso, nei pressi di Milano, fabbrica di proprietà di una filiale di Roche. (Keystone)




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Il 1° novembre 1986, a causa dell'incendio scoppiato nel deposito chimico della Sandoz nella zona industriale di Schweizerhalle, tonnellate di erbicidi, pesticidi e composti di mercurio si riversarono nel Reno, distruggendo lo spazio vitale lungo tutto il corso del fiume per molti anni.

Il deposito distrutto dalle fiamme conteneva oltre mille tonnellate di insetticidi e pesticidi. Le acque del Reno si colorarono di rosso. Morirono centinaia di migliaia di pesci e un fumo acre avvolse la città.

La popolazione locale chiese l'intervento delle autorità. Nessun membro della direzione di Sandoz fu ritenuto responsabile dell'incidente. Anni dopo, Novartis accettò di pagare circa 43 milioni di franchi di risarcimento alla Svizzera e agli altri Paesi attraversati dal Reno (Francia, Germania, Paesi Bassi).

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Foto: Vigili del fuoco durante i lavori di pulizia del sito contaminato dopo il disastro di Schweizerhalle. (Keystone)
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 Una catastrofe ecologica come quella di Schweizerhalle non dovrebbe più ripetersi in Svizzera. L'approvvigionamento all'estero rimane invece un tallone d'Achille a causa dei problemi legati alla sicurezza e all'inquinamento delle acque. Nel tentativo di ridurre i costi, buona parte dei processi di produzione è stata spostata all'estero.

Gli ingredienti farmaceutici attivi sono fabbricati soprattutto in Cina e i prodotti finiti in India, dove le acque reflue delle fabbriche farmaceutiche causano enormi problemi ambientali.

Foto: Le emissioni delle fabbriche di antibiotici e di altri farmaci hanno inquinato i principali corsi d'acqua a Hyderabad, in India, 2008. (Keystone)





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Foto: Produzione di compresse effervescenti a base di vitamine presso la sede principale di Hoffmann La Roche a Basilea, 1991. (Keystone)
Foto: Produzione di compresse effervescenti a base di vitamine presso la sede principale di Hoffmann La Roche a Basilea, 1991. (Keystone)
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Negli anni Novanta, vari scandali hanno scosso l'industria farmaceutica. Nel mondo e in Svizzera si era diffusa l'immagine di un ambiente avido, approfittatore, che distribuiva salari esorbitanti, grazie agli utili conseguiti sulle spalle dei pazienti.

Nel 1999, Roche ha ammesso le sue responsabilità e ha pagato una multa di 500 milioni di dollari negli Stati Uniti perché colpevole di istigazione nell'ambito del cosiddetto cartello delle vitamine. I colossi dell'industria farmaceutica avevano concordato i prezzi di vendita delle vitamine, aumentando così artificialmente il costo dei preparati. Due anni dopo, anche la Commissione europea ha inflitto a otto industrie farmaceutiche una multa di 850 milioni di euro, di cui oltre la metà a carico di Roche.

Nel 2020, Novartis ha dovuto pagare una multa di 729 milioni di dollari (688 milioni di franchi) alle autorità statunitensi. Stando all'accusa, dal 2002 al 2011, la multinazionale aveva escogitato un sistema di corruzione per convincere i dottori a prescrivere diversi suoi farmaci.





Foto: Produzione di compresse effervescenti a base di vitamine presso la sede principale di Hoffmann La Roche a Basilea, 1991. (Keystone)
Foto: Produzione di compresse effervescenti a base di vitamine presso la sede principale di Hoffmann La Roche a Basilea, 1991. (Keystone)
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Lo psichiatra Roland Kuhn. Foto: Archivio di Stato del Canton Turgovia.
Lo psichiatra Roland Kuhn. Foto: Archivio di Stato del Canton Turgovia.
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Alcuni metodi usati per sviluppare e testare i farmaci hanno sollevato numerosi interrogativi etici.

Uno dei casi più noti è quello dello psichiatra Roland Kuhn, coinvolto nello sviluppo dell'imipramina, che la Geigy ha commercializzato come Tofranil per trattare la depressione.

Tra il 1946 e il 1980, almeno 3'000 pazienti della clinica psichiatrica di Münsterlingen, nel Canton Turgovia, hanno fatto da cavia, senza il loro consenso, in esperimenti con farmaci non omologati. La clinica era diretta da Roland Kuhn. In un rapporto pubblicato di recente, viene evidenziato il ruolo svolto dall'allora direttore. Nello studio di 300 pagine si legge che i farmaci venivano somministrati anche a gruppi di pazienti "particolarmente vulnerabili come bambini, adolescenti e persone con gravi malattie croniche".

Nonostante i metodi non rispettassero gli standard scientifici, le autorità non hanno fatto nulla per impedire tali pratiche e l'industria farmaceutica ha continuato a finanziare le ricerche di Roland Kuhn.


Lo psichiatra Roland Kuhn. Foto: Archivio di Stato del Canton Turgovia.
Lo psichiatra Roland Kuhn. Foto: Archivio di Stato del Canton Turgovia.
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A causa delle pratiche di alcune aziende farmaceutiche, molti ammalati in Paesi a basso reddito non hanno accesso ai farmaci.

Nel 1998, 39 gruppi farmaceutici, tra cui Roche e Novartis, hanno intentato un'azione giudiziaria contro il governo del Sudafrica. Il procedimento giudiziario avviato dalle multinazionali verteva essenzialmente sul rispetto dei brevetti internazionali nel settore dei farmaci, che il governo di Pretoria aveva deciso di eludere promulgando una legge che permetteva l'importazione e la produzione di farmaci generici contro l'AIDS, ossia di fabbricare copie esatte e più a buon mercato dei medicamenti brevettati.

Nel corso della battaglia legale, durata tre anni, le aziende hanno chiuso le fabbriche e tagliato gli investimenti in Sudafrica, Paese in cui si registrava la più elevata percentuale di ammalati di AIDS al mondo. Di fronte alle pressioni dell'opinione pubblica, dell'Organizzazione mondiale della sanità, dell'UE e del governo degli Stati Uniti, le multinazionali hanno rinunciato alla causa per raddrizzare un'immagine compromessa.

Tale decisione ha aperto la strada alla produzione su larga scala di farmaci generici. Le aziende farmaceutiche elvetiche hanno continuato però a difendere la protezione dei brevetti, impedendo così la fabbricazione di medicinali più a buon mercato per gli ammalati dei Paesi del Sud.

Foto: 2001, dimostrazioni nelle strade di Pretoria. La gente protesta contro le aziende farmaceutiche che realizzano profitti economici sproporzionati con la vendita di farmaci contro l'AIDS. (Reuters)



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La ricerca di una cura

Nonostante gli scandali, l'industria farmaceutica ha conseguito importanti successi, scoprendo farmaci efficaci nella lotta contro, per esempio, la depressione, l'ansia, la malaria, il morbo di Parkinson o il cancro. Alcuni di questi prodotti, come il narcotico Pantopon e il Bactrim, vengono prescritti ancora oggi.

Tuttavia, l'opinione pubblica continua a chiedersi se le multinazionali investano nella ricerca per sviluppare medicinali essenziali oppure per aumentare i profitti.

Foto: Nel 1955, il chimico di Roche Leo Sternbach scoprì il clordiazepossido, commercializzato con il nome di Librium. (Per gentile concessione di F. Hoffmann-LaRoche Srl, Basilea)







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Dal 1959 al 1969, le vendite di tutte le aziende chimiche e farmaceutiche di Basilea aumentarono da tre a cinque volte. Il marketing diventò sempre più importante.

Ma quando la vendita dei prodotti di punta diminuì, le multinazionali furono obbligate a puntare rapidamente su nuovi prodotti e altre aree commerciali. Le aziende basilesi hanno così iniziato a diversificare il loro portfolio, concentrando la propria attenzione anche su agricoltura, nutrizione o diagnostica. Alcune unità vennero vendute, mentre altre guadagnarono importanza.

Le scoperte scientifiche nel settore della biologia molecolare e nell'ingegneria genetica negli anni Settanta furono la chiave di svolta per tutto il settore farmaceutico.
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Con l'aumento dei profitti in branche quali l'oncologia o le malattie neurologiche, l'interesse per altre malattie meno redditizie è diminuito gradatamente. Alcuni governi sono corsi ai ripari sostenendo le ricerche delle case farmaceutiche. Queste ultime si sono però quasi completamente dimenticate delle malattie che affliggono le popolazioni dei Paesi poveri.

Anche lo sviluppo di vaccini e antibiotici è stato toccato da questa tendenza. Nel 2007, la multinazionale Novartis si piazzava al quinto posto tra i produttori di vaccini. Nel 2009, durante l'epidemia di influenza suina, ha investito nella produzione di nuovi vaccini per soddisfare la richiesta. Con il crollo della domanda, nel 2014 ha deciso di vendere la sua divisione che si occupava dello sviluppo di vaccini e si è concentrata su altri ambiti.

Il mercato degli antibiotici non è più così interessante da un punto di vista economico. L'eccessiva somministrazione di antibiotici e l'aumento di ceppi di resistenza rendono però impellente lo sviluppo di nuovi prodotti. Sia Roche che Novartis hanno abbandonato la ricerca in questo ambito alla fine degli anni Novanta. Alcuni anni fa, Roche è ritornata sui suoi passi.







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Foto: Il microbiologo Herbert Boyer (vedi immagine) è stato uno dei co-fondatori della start-up Genentech. È considerato uno dei pionieri della rivoluzione dell'ingegneria genetica. (Getty images)
Foto: Il microbiologo Herbert Boyer (vedi immagine) è stato uno dei co-fondatori della start-up Genentech. È considerato uno dei pionieri della rivoluzione dell'ingegneria genetica. (Getty images)
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Le storiche aziende farmaceutiche sono state confrontate con nuovi concorrenti, per esempio con le start-up attive nel settore biotecnologico. L'acquisizione da parte di Roche dell'azienda californiana Genentech, una delle prime grandi aziende biotech, le ha permesso di lanciare nel 1986 il Roferon-A, il primo farmaco geneticamente modificato dell'azienda.

In Svizzera, l'impiego di materiale genetico per curare i pazienti è stato accolto da una forte opposizione, sfociata nell'iniziativa "Per la protezione della vita e dell'ambiente dalla manipolazione genetica". L'oggetto è stato respinto alle urne da oltre il 66% dei votanti. Il testo voleva inscrivere nella Costituzione federale il divieto di brevetti per animali e vegetali geneticamente modificati. Il risultato della votazione venne interpretato come un chiaro segnale a favore dell'industria biotecnologica in Svizzera.




Foto: Il microbiologo Herbert Boyer (vedi immagine) è stato uno dei co-fondatori della start-up Genentech. È considerato uno dei pionieri della rivoluzione dell'ingegneria genetica. (Getty images)
Foto: Il microbiologo Herbert Boyer (vedi immagine) è stato uno dei co-fondatori della start-up Genentech. È considerato uno dei pionieri della rivoluzione dell'ingegneria genetica. (Getty images)
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Nell'ultimo decennio, le aziende farmaceutiche hanno puntato sempre più su prodotti individualizzati, sviluppati basandosi su indicatori biologici (biomarcatori). Le multinazionali si sono quindi allontanate dalla produzione di medicinali per le masse, come i vaccini.

Le informazioni sanitarie dei gruppi target e le tecnologie per analizzare questi dati hanno acquisito enorme importanza per Roche e Novartis, aziende che sono confrontate ora con nuovi concorrenti, quali Google e Amazon. Infatti, i due giganti del web hanno puntato la loro attenzione anche sul settore sanitario.

Questa tendenza ha favorito una gara tra aziende per accaparrarsi piccole imprese innovative e promettenti, alcune delle quali sono state sostenute finanziariamente dai governi. Dal 2000, Novartis e Roche hanno acquistato ciascuna più di 40 aziende: start-up specializzate nel campo dell'intelligenza artificiale o della terapia genica.

Nel 2018, Novartis ha acquisito la piccola start-up biotecnologica statunitense AveXis. Nel 2019, la multinazionale ha ricevuto l'approvazione della Food and Drug Administration (FDA) per il prodotto Zolgensma, sviluppato per curare la causa dell'atrofia muscolare spinale. Il costo di una sola iniezione ammonta a 2,1 milioni di dollari.



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Gli scandali sono "eredità storiche", sostengono Novartis e Roche. Le due aziende guardano al futuro e ricordano il loro importante ruolo sociale: non basta produrre farmaci, bensì bisogna promuovere l'innovazione che "migliora la vita".

Non è però facile scrollarsi di dosso il sospetto e la sfiducia. Con la nuova strategia volta a sviluppare farmaci dai costi esorbitanti, le due multinazionali sollevano nuovi interrogativi. I governi si chiedono come pagare questi medicinali e a chi spetta il diritto di definire il costo delle cure.

Foto: Nel giugno 2019, in occasione dello sciopero delle donne, sulla torre della Roche a Basilea è stato proiettato il simbolo femminile. L'azienda ha voluto dimostrare la propria solidarietà nei confronti del movimento che lotta per la parità di genere. (Keystone)




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La pandemia di Covid-19

Quando il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom ha dichiarato che il mondo era confrontato con una pandemia causata dal nuovo coronavirus, Roche non ha perso tempo e ha sviluppato i test rapidi Covid-19. Inoltre, Roche e Novartis hanno svolto delle ricerche per capire se i loro farmaci potessero essere utili per curare i pazienti affetti dalla malattia. In seguito, hanno iniziato a collaborare con aziende biotecnologiche più piccole per sviluppare nuovi trattamenti.

Le aziende farmaceutiche elvetiche non si sono però lanciate nella corsa allo sviluppo di un vaccino. Lonza ha firmato un accordo per la produzione dei principi attivi del vaccino mRNA di Moderna. Mentre Novartis ha messo a disposizione i suoi stabilimenti a Stein, nel Canton Argovia, per produrre ikl preparato di Pfizer/BioNtech.

All'inizio del 2021, quando in Svizzera si attendeva con impazienza l'arrivo delle dosi di vaccino, la popolazione si è chiesta come mai la tanto rinomata industria farmaceutica elvetica non era stata in grado di sviluppare un vaccino.

Foto: Harald Borrmann di Roche Diagnostics, a sinistra, presenta un test rapido Covid-19 al ministro della sanità Alain Berset. (Keystone)



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Foto: Veduta aerea del campus di Novartis a Basilea. (Novartis SA)

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La pandemia ha anche evidenziato quanto la Svizzera dipenda dal resto del mondo per i materiali, la forza lavoro, gli investimenti e i prodotti. Con la crescente concorrenza proveniente dall'estero ed esercitata da piccoli attori, il ruolo della Svizzera come polo farmaceutico è messo in discussione. Questa tendenza ha spinto le multinazionali a eliminare gli ostacoli commerciali, promuovere l'assunzione di giovani talenti e aumentare gli investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nelle start-up.

Le conseguenze sociali ed economiche della pandemia e lo sviluppo di tecnologie digitali hanno accelerato i cambiamenti nella gestione delle risorse umane da parte dei colossi farmaceutici. Nel 2020, Novartis è stata la prima azienda farmaceutica in Svizzera e al mondo a permettere al personale di lavorare da qualsiasi luogo. La multinazionale ha indicato che tale decisione si inseriva nel processo volto a favorire una gestione meno verticistica della forza lavoro.

Nel 2021, l'azienda ha annunciato di voler dare la possibilità al pubblico di accedere al suo campus, finora off limits per chi non possedeva un cartellino lasciapassare. (Video: Novartis SA)
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Le vecchie tinozze di coloranti ricordano un'epoca passata. Molte delle vecchie fabbriche lungo le rive del Reno sono state demolite o trasformate per accogliere uffici, appartamenti o spazi ricreativi.

La città di Basilea è rimasta un polo dell'industria farmaceutica. Ora molte aziende e vari fornitori di servizi hanno la loro sede in Svizzera e nel mondo. Le ditte non sono solo a caccia di scienziati brillanti, ma anche di esperti in informatica, intelligenza artificiale e analisi di dati.

Ci sono segnali secondo cui le aziende non saranno più le stesse di prima della pandemia. Nell'autunno 2021, Novartis ha annunciato di voler rivendere a Roche la sua partecipazione azionaria, per un valore di 21 miliardi di dollari, al fine di investire in nuovi farmaci. Sta anche rivedendo le sue divisioni generiche Sandoz. Tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa la vendita di Sandoz, l'ultimo nome che rimane dell'era pre-Novartis.

La pandemia sarà un momento di svolta per l'industria farmaceutica in Svizzera? La risposta a questo interrogativo dipende da alcune questioni fondamentali: Come sarà possibile soddisfare i bisogni della società e allo stesso tempo gli interessi degli azionisti? Come garantire a tutti l'accesso ai farmaci essenziali? Si continuerà ad investire nell'innovazione?

Foto simbolica: Keystone
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Fonti

"Oral History, Chemie und Stadtkultur" dell'Associazione della storia industriale e migratoria della regione di Basilea

Georg Kreis, Beat von Wartburg (Hg.) Chemie und Pharma in Basel. Novembre 2016

Tobias Ehrenbold. Samuel Koechlin und die Ciba-Geigy. 2017

T. Ehrenbold, Ch. Hatzky, Ch. Helm, W. Hochreiter, M. Rothmann, J. Salaks. Roche in the World 1896-2021: A Global History. 2021

Archivio storico Roche, F. Hoffmann-La Roche AG

Novartis: How a pharmaceutical world leader was created out of Ciba, Geigy and Sandoz. 2014

Novartis International AG, Firmenarchiv / Company Archive

EY. The largest pharmaceutical companies worldwide. 2020

Interpharma Health Panorama, 2020.

Interpharma. Pharmastandort Schweiz 2030; Region Basel.

Michael Grass, Simon Fry. The Importance of the Pharmaceutical Industry for Switzerland. BAK Economics. 2017.

Lukas Straumann, Daniel Wildmann. “Swiss chemical firms in the ‘Third Reich’”

US Department of Justice. Swiss Executive Agrees to Plead Guilty and Serve U.S. Jail Time. May 20, 1999.

Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF e archivi di Radio svizzera internazionale










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Gallery Products

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Digalen - Roche ha sviluppato il farmaco Digalen per trattare i disturbi cardiaci. Veniva venduto in una bottiglia a forma di cuore, 1904.
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Sirolin - Prima dello scoppio della Grande guerra (1914-1918), le maggiori entrate di Roche erano generate dalla vendita del medicinale Sirolin, un farmaco contro la tosse lanciato nel 1898. Grazie al suo sapore all'arancia e una campagna pubblicitaria accattivante, il farmaco ebbe un successo strepitoso.
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Gynergen - Scoperto nel 1918, il farmaco di Sandoz a base dell'alcaloide della segale cornuta era venduto per curare l'emorragia post-partum.
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DDT - Scoperto dal chimico della Geigy Paul Müller, inizialmente il DDT era stato commercializzato come un'arma miracolosa contro le malattie e i parassiti. Con il passare degli anni si scoprirono gli effetti negativi sull'ambiente.
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LSD - Il chimico svizzero Albert Hofmann scoprì la dietilammide dell'acido lisergico (LSD-25) quando lavorava per Sandoz. Nel 1943 condusse un auto-esperimento, scoprendo gli effetti psicotropi dell'LSD mentre tornava a casa in bicicletta.
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Valium - Il chimico di Roche Leo Sternbach sviluppò il tranquillizzante Valium, che i Rolling Stones chiamarono "Mother’s Little Helper". È stato per anni uno dei farmaci maggiormente prescritti negli Stati Uniti.

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Herceptin - Sviluppato da Genentech (società controllata da Roche), il farmaco Herceptin ha inaugurato una nuova era nella lotta contro i tumori. È stata la prima terapia specificatamente ideata per combattere il cancro al seno HER2 positivo.
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Calcium Sandoz - È stato il primo prodotto di successo di Sandoz, messo in commercio nel 1929. Era prescritto per trattare la carenza di calcio e i disturbi correlati. È rimasto a lungo un prodotto chiave di Sandoz.
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Voltaren - Ciba-Geigy ha lanciato il prodotto Voltaren nel 1974. Il preparato era impiegato per trattare i reumatismi. Attualmente viene venduto in oltre 140 Paesi per curare vari dolori e infiammazioni ed è uno dei farmaci più studiati al mondo.

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Ritalin - Lo psicostimolante Ritalin, sviluppato da Ciba, è stato lanciato negli anni Cinquanta come prodotto per curare la depressione negli adulti. Con il passare degli anni si è scoperto che il medicinale favoriva la concentrazione dei bambini affetti dal disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Alcuni studi hanno evidenziato gli effetti negativi del Ritalin.
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Prostigmina - Conosciuto anche come neostigmina, questo farmaco è stato prodotto per alleviare la debolezza muscolare, causata da un disturbo cronico, la miastenia gravis. Roche ha brevettato il medicinale nel 1931.
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Rimifon - Nel 1952, tre aziende, tra cui Roche, intendevano lanciare sul mercato questo antibiotico per trattare la tubercolosi. Il farmaco era però già stato sintetizzato nel 1912 da due scienziati ciechi.

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Gallery_Geigy promotional designs

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Portfolio per il materiale informativo di Geigy /Animales. Dormidos ("animali che dormono"). Gottfried Honegger. 1955.
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Cartolina pubblicitaria per il medicinale antiprurito Eurax. Andreas His. 1956.
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Busta per il giornale aziendale "Geigy Catalyst" n. 16. Fred Troller. 1964.
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Inserto per il processo giallo 4GL. Toshihiro Katayama. 1963–1964.
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Opuscolo pubblicitario per l'impiego del farmaco Irgapirina nella oftalmologia Geigy 1953-1956
Design: Igildo G. Biesele (Svizzera, nato nel 1930)
Commissionato: J. R. Geigy AG, Basilea, Svizzera (1914 - 1970)
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Tavola per tamponare (regalo promozionale per i fisici) per l'antimicotico Sterosan. Nelly Rudin. 1952.
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Manifesto pubblicitario per un colorante tessile
Design: "Switch on to Maxilon Brilliants Geigy" 1965-1969 Brian Stones (Gran Bretagna)
Commissionato: Geigy Limited, Manchester, Gran Bretagna
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Pubblicità per coloranti. Irgalane Geigy, prima del 1954
Design: Karl Gerstner
Commissionato: J. R. Geigy AG, Basilea, Svizzera (1914 - 1970)
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Manifesto realizzato per Geigy - Protetto con Gesarolum 1946
Design: Martin Peikert (Svizzera, 1901 - 1975)
Commissionato: Geigy A G., Basilea, Svizzera
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Pubblicità per il farmaco Preludin. Il marchio di Geigy per il medicinale Fenmetrazina cloridrato 1965
Design: Fred Troller (Svizzera, 1930 - 2002)
Commissionato: Geigy Pharmaceuticals, Ardsley, Stati Uniti (fino al 1970)
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  • Helen James (edizione fotografica), Jessica Plüss (testo)

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